Abbiamo fatto due chiacchiere con la nostra insegnante di Yoga: Iris Gioa Rajani. Ecco quello che ci ha raccontato.
Questo è il primo anno che aderisco al progetto di Yoga in Oncologia, attualmente sono alla mia seconda esperienza e in procinto di iniziare la terza. Il corso di yoga in oncologia è un’esperienza per me abbastanza nuova ma che mi ha già riempito il cuore.
Ricordo di essermi subito emozionata e commossa dall’opportunità di lavorare con persone, che loro malgrado, sono costrette ad affrontare una grandissima prova di vita.
Il progetto “Yoga in oncologia” ha incontrato la mia motivazione di base: la fiducia innata nelle persone, nelle loro capacità e nella loro forza e che queste possano essere ampiamente influenzate dal pensiero.
Cosa insegni ai tuoi allievi che stanno affrontando la chemioterapia?
Un paziente oncologico ha bisogno di una mente complice, che lo sostenga con pensieri propositivi e potenzianti. Siamo spesso però bloccati sui pensieri legati a ieri o a domani e la mente tende a fissarsi su “ciò che manca”, piuttosto che su quello che c’è, abbassando di conseguenza il suo livello energetico.
Una persona afflitta da una patologia oncologica ha bisogno di tutta la sua buona energia (energia di cui è naturalmente fornito) ma non sempre riesce ad averne accesso, proprio perché una mente agitata non concede mai l’accesso al “qui” e “ora”, all’esperienza del corpo e del respiro nel momento presente.
Adoro questo incarico! Per me è un atto di amore, ogni volta.
Sapevo che non sarebbe stato semplice calibrare lo sforzo fisico (necessario in una buona pratica yogica) in classi eterogenee di pazienti, ognuno con le proprie necessità soggettive. Ma ciò che ho potuto riscontrare è che lo yoga in Oncologia non è proprio come tenere un tradizionale corso di Yoga, ma E’ MOLTO, MOLTO, MOLTO DI PIU’!
Qual è l’aspetto dello yoga che più aiuta a ridurre lo stress?
La pratica di Yoga in oncologia è una lezione di crescita personale anche per me stessa; in queste lezioni imparo tantissimo e cresco ogni volta, osservando l’incredibile forza d’animo che si scopre piano piano, le risorse innate di cui il paziente è dotato e assistendo al sorgere di una nuova consapevole accoglienza della propria condizione.
Attraverso l’apertura del respiro o un’aumentata consapevolezza del corpo e delle sue parti sane, vedo gli allievi ristabilire un contatto affettivo e persino di gratitudine con una parte di sé, da cui forse si sentono traditi e che respingono a livello energetico a causa del trauma emotivo derivante dalla malattia.
Prendendosi cura del paziente non si può prescindere dal corpo emotivo ed energetico; durante lo Yoga in oncologia noi ci prendiamo cura di questo, offriamo all’allievo uno spazio sicuro in cui può consapevolmente includere ogni parte di sé.
Sia essa fatta di pensieri, emozioni o attitudini nei confronti della vita e della patologia, smettendo via via di giudicare l’esperienza come negativa, bensì allenandosi a STARE con quello che c’è, senza respingerlo.
Col tempo qualcuno comincia anche ad ironizzare su sé stesso e la propria condizione; questo è il segnale che la malattia sta venendo integrata, cioè accolta nella propria coscienza senza riserve.
Non è uno sforzo cognitivo, ma un cambiamento emotivo, che avviene quasi da sé, mano a mano che l’allievo si adopera a stare col proprio corpo e col proprio respiro, riconoscendo le proprie tensioni ed imparando a de-tenderle con una gentile attenzione benevola.
Durante questa pratica coltiviamo dei semi, l‘insegnante fornisce la semina, ma il paziente fa tutto il resto. Diviene terriccio, accede a tutti i nutrimenti e minerali, fornisce luce, acqua, calore e gentile attenzione.
In quale modo lo yoga aiuta il paziente oncologico?
Il percorso di Yoga in Oncologia sostiene la terapia farmacologica e il recupero da parte del paziente su tre diversi livelli:
- Emotivo
- Energetico
- Transpersonale
Lavoriamo sul piano emotivo aprendoci all’emozione, qualunque essa sia; fermando il flusso di una mente giudicante e oppositiva e trasformando quindi il disagio in un messaggio di cui le emozioni sono ambasciatrici. Questo viene sostenuto soprattutto dalla parte Mindfulness della lezione, la parte più meditativa.
Lavoriamo sul piano energetico con pratiche di respiro e asana, queste muovono prana congesto (prana=energia vitale), sciolgono blocchi e rinnovano la memoria cellulare e la frequenza vibratoria del paziente aiutandolo a sostenere il percorso di chemio o radioterapia.
Lavoriamo sul piano transpersonale, perché lo yoga è una preghiera, in qualche modo una disciplina che apre l’accesso al sé superiore e alle doti spirituali di ognuno, aumentando la fiducia e la disponibilità ad affidarsi.
Ci regali 3 consigli pratici per la vita di tutti i giorni?
Vi regalo uno spunto di riflessione importante da leggere ad alta voce:
“Io credo fermamente che in ognuno di noi risieda il seme della spiritualità, e per spiritualità intendo quell’attitudine accorata e pacifica, con la quale si può ricevere l’esperienza per quella che è, senza giudicarla o combatterla.
Credo che in tale attitudine possano emergere buone idee e risposte efficaci alle sfide della nostra vita quotidiana.
Credo che l’attitudine cambi l’esperienza.
Che l’esperienza influenzi i geni, il corpo e il cervello.
Credo che ogni persona possa migliorare e che possieda innate risorse.
Credo che il disagio sia una soglia verso la trasformazione e l’apprendimento!
Il mio lavoro, forgiato da studi, pratiche ed esperienze personali, consiste in questo: garantire uno spazio sicuro e benevolo dove la persona possa consapevolmente tramutare il disagio in apprendimento e crescita.”
Iris Gioia Rajani
Un pensiero riguardo “Lo Yoga in oncologia. Intervista a Iris Gioia Rajani, la nostra insegnate di yoga”